Paziente ‘digitale’: il diabete è una delle discipline più ‘avanti’.

Le tecnologie per la salute digitale sono già una realtà nel campo del diabete e permettono di essere vicino ai pazienti anche quando il diabetologo è lontano. La lezione del Covid- 19 e cosa manca per un’implementazione su larga scala. L’intervento del professor Luigi Laviola (Bari) al congresso ‘Panorama Diabete’ della Società Italiana di Diabetologia.

La pandemia di Covid-19 ha dato un’accelerazione senza precedenti alla digitalizzazione della medicina, soprattutto nel campo del diabete. Ma adesso è necessario sistematizzare, rendere organiche e mettere in rete le tante iniziative spontanee, spuntate durante i mesi più duri dei lockdown, per traghettare il ‘digital diabetes’ verso il futuro, approfittando anche delle risorse messe a disposizione dal Pnrr. Perché tutto ciò diventi veramente l’alba di un nuovo mondo per le persone affette da questa condizione. E i risultati dei primi studi sulla telemedicina applicata al diabete suggeriscono che questa è la strada da percorrere, visto che i pazienti assistiti da remoto o in modalità ibrida hanno in media un’emoglobina glicata di mezzo punto inferiore a quelli assistiti in modalità tradizionale.

“ Il digitale è già presente in tanti aspetti della vita dei pazienti – afferma il professor Luigi Laviola , ordinario di Medicina Interna all’Università di Bari – dalla pre-visita (informazioni sulle malattie, ricerca di sintomi, medici e strutture), alla visita (prenotazione, consulto, pagamento, invio referti, al trattamento (somministrazione, monitoraggio del decorso della patologia). Ma la vera rivoluzione è ancor più evidente nei device per il diabete (pompe da insulina, penne da insulina ‘smart’, pancreas artificiali ibridi, sensori per la glicemia ‘impiantabili’ e ‘indossabili’), nelle ‘app’ per pazienti e per medici da smartphone, nei siti web di supporto al paziente e nei software di data management. E già si guarda alle prossime frontiere, come le app di supporto decisionale per il medico, gli algoritmi di intelligenza artificiale (già entrati nello screening della retinopatia diabetica) e i sistemi di integrazione delle informazioni provenienti dai social media. C’è poi tutta l’area dei digital therapeutics, cioè delle app utilizzate come ‘farmaci’, che verranno validati da trial clinici su e-coorti”.

La mobile health (m-health) fa riferimento all’uso di dispositivi mobili (app da computer o smartphone, altre che utilizzano sistemi di comunicazione più tradizionali quali telefono, sms, e-mail, instant messaging) per scambiare informazioni che hanno a che fare con la salute. Nell’ambito generale della connettività, la telemedicina fa riferimento all’attività di cura e prevenzione tramite l’uso di tecnologie, che include tutta una serie di strategie, la principale delle quali è il tele-monitoraggio . “Il diabete – commenta Laviola – è forse l’esempio migliore di come questi aspetti di salute digitale possano essere collegati in maniera efficace: la m-health consente al paziente di registrare sul suo smartphone e inviare su cloud i dati relativi ad esempio alla glicemia; il telemonitoraggio consente al medico di visualizzare questi dati sul suo computer e di darne un’interpretazione; la telemedicina in senso stretto è il collegamento tra questi due attori e utilizza le informazioni fornite dal paziente e le considerazioni fatte dal medico, per gestire al meglio la patologia”. Nel diabete, si è già in un contesto in cui questi vari aspetti sono collegati tra loro. Anche perché un numero, non seguito da un’azione, non ha alcun significato e non serve al paziente. Ma la strada da percorrere è questa. “Dal punto di vista della valutazione dell’efficacia – spiega Laviola – metanalisi e studi recenti convergono su un risultato ricorrente: queste strategie determinano una riduzione di mezzo punto dell’emoglobina glicata , un dato clinicamente significativo di miglioramento del compenso del diabete”.

Durante la pandemia, i medici si sono trovati a dover gestire richieste d’aiuto dei pazienti con malattia cronica che necessitavano di supporto e di contatto ma che dovevano evitare di entrare in ospedale. “Le società scientifiche di categoria (Società Italiana di Diabetologia – SID, Associazione Medici Diabetologi – AMD, Società Italiana di Endocrinologia – SIE) lo scorso anno, hanno messo a punto un Percorso Diagnostico- Terapeutico Assistenziale ( PDTA ) sottoposto alle autorità regolatorie, per un primo orientamento circa le modalità di attuazione di una tele-visita per i pazienti metabolici, diabetici ed endocrinopatici.

“ Successivamente – ricorda Laviola – abbiamo fatto una survey delle tecnologie e software disponibili per la telemedicina, per individuarne pregi e difetti e cosa serviva a migliorarle. Più di recente SID, AMD e SIE hanno elaborato un vademecum molto pratico sulla gestione delle visite diabetologiche da remoto, indicandone le tappe essenziali (calendarizzazione appuntamenti, contatto preliminare, acquisizione ricetta, attività di tele-visita con strumenti e software sicuri, criptati e in grado di garantire la sicurezza dei dati, la refertazione della visita e la certificazione della prestazione). Questo ha consentito alle strutture diabetologiche italiane di reggere l’impatto del Covid meglio di quanto sia successo in altri Paesi del mondo”. Negli Usa le visite in presenza si sono ridotte in questo periodo di oltre il 60% e solo il 14% di queste è stato recuperato tramite tele-visita; mentre in Italia, nelle 8 settimane di lockdown più duro (a marzo) molti centri diabetologici sono riusciti a portare a termine oltre il 90% delle visite prenotate grazie alla telemedicina. E si è addirittura generato un paradosso, quello del lockdown effect : alcuni parametri di compenso glico-metabolico dei pazienti italiani seguiti in telemedicina sono addirittura migliorati durante il lockdown. Forse perché si sono sentiti comunque seguiti, anche a distanza.

Cosa si è imparato da queste esperienze di telemedicina e come impronterà l’assistenza futura? “Di certo – spiega Laviola – il concetto di raccogliere dati rilevanti e come utilizzarli. Ma il modo con il quale facciamo le nostre visite deve cambiare; dobbiamo passare da un approccio ‘puntuale’, ad una visita che tenga conto di quello che è successo e di quello che succederà (i dispositivi di telemedicina raccolgono lo storico e ci permettono di prevedere il futuro). Infine, va considerata la possibilità dell’ approccio ‘ibrido’ (visite da remoto e in presenza nel corso dell’anno) che deve diventare un’opzione per tutte le persone con diabete. È naturalmente necessaria la disponibilità di hardware e di dispositivi nei centri diabetologici e a casa dei pazienti, ma la vera conditio sine qua non però è lavorare sulle competenze informatiche , non solo dei pazienti, ma anche dei professionisti della salute (formazione all’uso delle tecnologie). Un altro punto importante è l’ integrazione dei dati , cioè l’interoperabilità delle varie piattaforme; è necessario spingere per un linguaggio unico di queste piattaforme e di questi dispositivi. Non è accettabile che gli approccio innovativi di telemedicina siano guidati dall’iniziativa delle industrie private. Fondamentale è anche una normativa corretta sull’utilizzo dei dati e la sicurezza informatica dall’intrusione di cyber-attack. E infine l’interpretazione dell’utilità di questi sistemi che significa non solo una valutazione di costo-efficacia economica, ma una valutazione intelligente di quello che significa per la singola persona e per la società l’utilizzo di questi dispositivi; infine servono dei modelli di rimborso dignitosi”.

“ La sfida della cronicità – commenta Agostino Consoli , presidente della SID – passa per la prossimità. E la prossimità non può che essere digitale. E non solo nel contatto tra lo specialista di diabetologia e il paziente, ma anche nella costruzione della rete, del network , che comprende la persona con diabete, il suo curante, il medico di medicina generale, lo specialista diabetologo e in seconda battuta, gli specialisti coinvolti nel trattamento delle complicanze. E l’ossatura di questo network non può che essere telematica. Esempi virtuosi di questo sono già presenti. Occorre implementarli, diffonderli e renderli il ‘PDTA nazionale’ dell’assistenza al diabete”.

“ La pandemia di Covid- 19 – ammette il professor Angelo Avogaro , presidente eletto della SID – ha sicuramente imposto un ‘allontanamento’ del paziente con diabete dal suo centro di riferimento. Le ricadute di questo distacco sono state un peggioramento del compenso glicemico e l’interruzione dell’abituale follow-up delle complicanze della malattia. Per questi motivi, l’introduzione nella pratica diabetologica della digital health ha sicuramente reso meno dolorosa questa lontananza e ha favorito il rapporto continuo tra pazienti e diabetologo. A tutt’oggi la pandemia fa sentire i suoi effetti, ma riteniamo che, anche in tempi migliori, la digital health possa supportare la diabetologia, soprattutto nel follow-up dei pazienti con difficoltà di accesso ai servizi di diabetologia”.

Ufficio stampa Sid

Panorama Diabete: l’assistenza diabetologica di oggi e di domani. ‘ Innovazione, Organizzazione, Digitalizzazione’.

Riccione per quattro giorni capitale della diabetologia. Gli specialisti della Società Italiana di Diabetologia SID finalmente riuniti in presenza per gettare le basi della nuova assistenza diabetologica, ma anche per discutere delle nuove Linee Guida, delleultimissime novità terapeutiche di ‘Digital diabetes’ , ‘One health’ e Medicina di Genere.

Si inaugura oggi a Riccione ‘Panorama Diabete’, il Forum multidisciplinare e multidimensionale a cadenza biennale, organizzato dalla Società Italiana di Diabetologia. Nel corso del congresso, che si terrà da oggi al 30 novembre, verranno celebrati i 100 anni dalla scoperta dell’insulina con la presentazione di una cartolina celebrativa con uno speciale annullo postale, nell’ambito di una iniziativa di SID, AMD ed AIFA cui ha partecipato Poste Italiane. Questa cartolina verrà consegnata come riconoscimento simbolico ai ‘veterani’ del diabete, coloro che vivono bene con la malattia da oltre 50 anni e diventano quindi speciali testimonial degli incredibili progressi terapeutici fatti in questo campo. Per tutti, verrà pubblicamente ‘premiato’ un insegnante di Vasto (Chieti) che convive con questa condizione da oltre 65 anni.

Tanti gli argomenti sul tappeto nella quattro giorni di Riccione: da quelli clinico- scientifici (diabete e medicina di genere, diabete e ambiente, nuovi farmaci e nuovi device, Linee Guida, Digital Diabetes ), ‘contaminati’ dalle expertise di altri specialisti, a quelli politico-organizzativi. Tra questi ultimi protagonista assoluta è la riorganizzazione dell’assistenza diabetologica alla luce della missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ( Pnrr) e dell’esperienza della pandemia. “Noi diabetologi – afferma il professor Agostino Consoli , presidente SID – vogliamo essere parte attiva nella ridefinizione del nuovo piano assistenziale. Per questo, insieme ad AMD, abbiamo istituito un apposito tavolo tecnico consultivo, con il compito di elaborare proposte operative che aiutino a declinare le linee di indirizzo del PNRR in relazione al diabete”.

Al centro della missione 6 ‘Salute’ del Pnrr c’è il grande capitolo della ‘cronicità’, del quale il diabete è una parte importante. L’assistenza territoriale dovrà essere ridisegnata in un’ottica di medicina di prossimità, istituendo Case della Comunità, Ospedali di Comunità e avvalendosi sempre più di servizi di telemedicina. Ma per la gestione delle persone con diabete quale potrebbe essere la formula dell’assistenza ideale? “Ci auguriamo – afferma Consoli – che la rete dei centri diabetologici, che tanto ha contribuito al benessere delle persone con diabete in Italia, non venga relegata nelle Case di Comunità e magari ridimensionata, ridotta cioè alla presenza del solo diabetologo, anziché del team. Riteniamo opportuno creare anche sul territorio delle forti unità di diabetologia, che possono lavorare in rete e interagire con le Case di Comunità. È giusto che il paziente cronico venga assistito quanto più possibile fuori dall’ospedale, ma è necessario che soprattutto sul territorio possa trovare strutture specialistiche di diabetologia in grado di assisterlo in maniera ottimale e multidimensionale. Per questo riteniamo fondamentale creare e/o potenziare fortemente centri diabetologici hub , che rappresentino lo snodo essenziale di una rete digitale integrata, che consenta l’interazione efficace con la medicina generale e con tutti gli specialisti coinvolti a nella gestione delle persone con diabete”.

“ La omogeneità delle cure e dell’accesso ad esse – afferma Angelo Avogaro , presidente eletto della SID – è un diritto inalienabile dei cittadini affetti da diabete. Purtroppo esistono forti difformità a livello delle singole Regioni nella gestione delle malattie croniche. Per questo la SID auspica che in tutte le Regioni italiane, in modo uniforme, il cittadino interessato da questa malattia possa essere seguito da un team diabetologico completo e possa ricevere un counselling adeguato per ottimizzare lo stile di vita ed affrontare le problematiche poste dalla convivenza con la malattia. In tutte le persone affette dalla malattia dovrebbe non solo essere raggiunto un compenso metabolico ottimale attraverso l’impiego di farmaci innovativi con comprovata azione di protezione cardio- vasculo-renale, ma anche effettuato un periodico screening approfondito delle complicanze a lungo termine del diabete”. Questa omogeneità nell’assistenza delle persone con diabete è un elemento essenziale della tanto auspicata equità del nostro Servizio sanitario nazionale.

E in questo, la filosofia del Pnrr può venire in aiuto, dando omogeneità organizzativa e tecnologica all’assistenza territoriale ed estendendo così l’assistenza a fasce di popolazione al momento non raggiunte dallo specialista diabetologo; si stima che, oltre ai quasi 4 milioni di italiani con diabete, ve ne siano almeno altri 1,5-2 milioni ancora senza diagnosi, che sono cioè diabetici senza saperlo. Inoltre, solo una persona con diabete su 3 è attualmente assistita presso un centro diabetologico; una limitazione importante visto che al momento farmaci e device innovativi sono prescrivibili per lo più solo dagli specialisti. “La prevenzione del diabete e il suo trattamento – sostiene Avogaro – devono essere considerate strategiche.

Ecco perché – continua Avogaro – chiediamo da un lato che vengano fortemente potenziati i team diabetologici, dall’altro che si attui uno sforzo comune con la medicina generale per individuare e trattare tempestivamente i cittadini con nuova diagnosi di diabete, riferendoli, almeno per un primo inquadramento della patologia, ai servizi di diabetologia. Questi a loro volta dovranno collaborare in maniera efficace ed efficiente con il medico di medicina generale per una gestione integrata dell’assistito. In questo moderni strumenti tecnologici e informatici saranno di grande aiuto per seguire anche da remoto e con maggior continuità i pazienti con diabete, a rischio di complicanze o particolarmente fragili. Questo schema – conclude il professor Avogaro – avrà il vantaggio non solo di permettere al cittadino con diabete di essere comunque in contatto con lo specialista,ma anche di beneficiare di una più efficiente condivisione di dati e strategie tra diabetologo e medico di medicina generale”.

Ufficio Stampa SID

Covid: la soluzione di salute digitale in aiuto alle persone con diabete.

  1. “Roche Diabetes Care Platform” è la nuova soluzione di salute digitale che permette il monitoraggio delle persone con diabete a distanza e una relazione continuativa tra il medico e il paziente o il caregiver
  2. Consente al medico di avere a disposizione analisi avanzate e modelli all’interno del percorso terapeutico dei propri pazienti per un approccio più efficiente e personalizzato alla cura

È disponibile “Roche Diabetes Care Platform”, la soluzione di salute digitale che permette il monitoraggio delle persone con diabete a distanza e una relazione continuativa tra il medico e il paziente o il caregiver per garantire continuità assistenziale, indipendentemente dalla visita in presenza, attualmente non sempre possibile a causa della pandemia di Covid-19 in corso nel nostro Paese.

A partire dai dati ricevuti dai dispositivi medici per la misurazione della glicemia o dai microinfusori per insulina o ancora da applicazioni utilizzate dai pazienti per la gestione della malattia, come “mySugr”, la piattaforma elabora analisi avanzate e modelli all’interno del percorso terapeutico, fornendo così al medico un importante strumento per un approccio più efficiente e personalizzato alla cura della persona con diabete.

La piattaforma è una soluzione open, in grado di accogliere i dati da oltre 140 dispositivi e integra la funzione Remote Patient Monitoring, attraverso cui gli operatori sanitari possono registrare i propri pazienti all’interno di un programma di monitoraggio remoto dei pazienti, personalizzare la soluzione in base alle esigenze dei pazienti e ricevere allarmi o segnalazioni su eventuali anomalie dei dati ricevuti. In questo modo, il medico è sempre aggiornato sulla salute dei propri pazienti e può registrare delle osservazioni o comunicare direttamente aggiustamenti di terapia, tramite un servizio di messaggistica privato e sicuro.

In un contesto di riduzione, se non vera e propria sospensione, delle visite specialistiche e delle attività assistenziali ambulatoriali di routine per le persone con diabete, lo sviluppo della telemedicina assume un ruolo fondamentale, tanto che è una delle priorità individuata sia dal Ministero della Salute sia dalla Conferenza delle Regioni per garantire da un lato la continuità assistenziale e il follow-up dei pazienti durante l’emergenza e dall’altro come elemento strategico nella riorganizzazione dell’assistenza sanitaria, orientata a un rafforzamento della medicina territoriale e di prossimità. Questa indicazione è già esplicitamente presente sia nella progettualità per la salute che il Governo sta mettendo a punto per l’accesso al “Recovery Fund” sia nel “Decreto Rilancio” approvato nel luglio scorso.

Roche Diabetes Care è costantemente impegnata nel sostenere le persone con diabete e gli operatori sanitari ponendosi l’obiettivo di concretizzare una gestione integrata e personalizzata del diabete. Per questo, ma anche per continuare a garantire alle persone con diabete il supporto professionale di cui hanno bisogno in questo momento particolarmente delicato, riteniamo molto importante mettere a disposizione il servizio “Roche Diabetes Care Platform”. L’obiettivo è aiutare medici e pazienti a una gestione più efficiente della malattia ed evitare che alcuni pazienti smettano di seguire le indicazioni terapeutiche in assenza di visite specialistiche periodiche, con scarso controllo glicemico come risultato” spiega Rodrigo Diaz de Vivar, Amministratore Delegato di Roche Diabetes Care Italy. “Il controllo glicemico è essenziale per prevenire complicanze croniche, come malattie cardiovascolari, nefropatia, retinopatia. Recenti studi hanno evidenziato un tasso di mortalità maggiore per Covid-19 tra le persone con diabete scarsamente controllato, dato che rende ancora più importante in questo periodo trovare soluzioni per assicurare l’assistenza, visto che circa il 30 per cento dei decessi per Covid-19 ha riguardato persone con diabete”.

HealthCom Consulting

Giornata Mondiale del Diabete 2020
Comunicato stampa congiunto SID, AMD, SIE, DIABETE ITALIA, FAND, OSDI, ANIED

Nella gestione del diabete gli infermieri fanno la differenza. Fondamentale dunque fare formazione e trovare i fondi per supportare questi professionisti sanitari, indispensabili all’interno del team diabetologico. E’ questo il tema e la call to action scelti dall’International Diabetes Federation per la campagna della Giornata Mondiale del Diabete 2020, focalizzata appunto sul ruolo dell’infermiere nella prevenzione e nel trattamento del diabete. Un ruolo che si ammanta e si arricchisce di nuovi significati in un periodo profondamente segnato dalla pandemia di COVID-19 e dalla conseguente necessità di mettere in campo piattaforme e strumenti di teleconsulto per continuare a seguire in sicurezza i pazienti, anche a distanza. L’obiettivo finale è quello di migliorare l’assistenza di questa condizione che continua a provocare un decesso ogni 8 secondi, e con la quale convive una persona su 10 nel mondo.

La pandemia ha sdoganato il ‘tele-diabete’ 

“L’attuale pandemia di COVID-19 – commenta il professor Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) – ha reso ancora più urgente e pressante il ricorso al teleconsulto per garantire in maniera sempre più diffusa l’accesso alle cure, in condizioni di massima sicurezza per pazienti e operatori sanitari”. E un recentissimo documento siglato da SID, AMD e SIE ha fatto il punto della situazione. Televisita e Telesalute rappresentano in quest’ottica un’opzione concreta e fattibile per il controllo a domicilio di tutte le patologie croniche che richiedano trattamenti di lungo periodo, come appunto il diabete, con alcune eccezioni (prime visite, riacutizzazioni di patologie croniche, alterazione dei parametri vitali, tali da imporre il ricovero immediato). L’attivazione dei servizi di televisita/telesalute, in particolare in questo periodo, garantisce la continuità delle cure e dell’assistenza in sicurezza. Durante il lockdown di primavera, SID, AMD e SIE (Società Italiana di Endocrinologia) hanno effettuato dei corsi di formazione sul diabete su Facebook, che hanno raggiunto una platea di 220 mila persone. L’impiego delle cartelle cliniche elettroniche ha permesso di avere accesso alla storia del singolo paziente e di erogare prestazioni puntuali anche da remoto. Infine, i sistemi Cloud che gestiscono CGM, FGM e micropompe hanno consentito ai diabetologi di modificare le terapie diabetologiche in base alle glicemie (documento consultabile su:

https://www.siditalia.it/clinica/linee-guida-societari;

https://aemmedi.it/tavolo-telemedicina-amd-sid-sie/

http://www.societaitalianadiendocrinologia.it/html/news/piattaforme-telemedicina.asp)

“Ma tutto questo – prosegue Purrello – è avvenuto in corsa, nel bel mezzo di una pandemia. E questo ha fatto emergere sia carenze dei sistemi di telemedicina in grado di risolvere le richieste dei diabetologi, che una serie di carenze conoscitive dei professionisti, in merito agli strumenti telematici disponibili sul mercato e potenzialmente utilizzabili”. Per questo le tre società scientifiche hanno fatto una ricognizione approfondita di tutti i sistemi di telemedicina disponibili sul mercato per valutare le funzionalità e applicazioni cliniche dei sistemi disponibili, individuando tre tipologie principali nelle quali possono essere ricompresi i sistemi disponibili: sistemi di trasmissione dei valori glicemici a distanza; sistemi integrati con Telehealth center automatici e con personale sanitari; sistemi di trasmissione di dati clinici ed amministrativi da e verso la persona con diabete.

“Le tante iniziative congiunte intraprese da AMD, SID e SIE, sin dal periodo del lockdown di marzo e aprile, testimoniano il nostro impegno affinché sia ampliato il ricorso a strategie che garantiscano la continuità assistenziale, proprio quando seguire e assistere si fa più complesso – dichiara Paolo Di Bartolo, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) – Alla luce dell’importanza crescente di queste strategie, telemedicina e teleassistenza in primis, assume ulteriore centralità il ruolo degli infermieri. In un periodo così travagliato, il primo compito del team diabetologico è quello di stare vicino alle persone con diabete: assisterle quando è impossibile vedersi, seguirle quando è arduo effettuare una visita. E proprio da questo punto di vista gli infermieri offrono un supporto essenziale e insostituibile, perché rappresentano l’avamposto di prossimità del team diabetologico rispetto ai bisogni dei pazienti, e con questa loro vicinanza riescono spesso a decifrare e risolvere, in modo estremamente pratico, le difficoltà, i problemi e i dubbi che le persone con diabete incontrano ogni giorno. Mentre vede la luce la figura dell’infermiere di comunità, auspico che il diabete assuma ancora una volta funzione paradigmatica: non solo modello di cronicità, come da tanto tempo siamo abituati a pensare, ma anche laboratorio della capacità dei nostri infermieri di farsi prossimi e risolutivi rispetto alla quotidianità della domanda di salute dei pazienti”.

“La recente emergenza causata dal COVID-19 più che una pandemia è una vera e propria sindemia – commenta il professor Agostino Consoli, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia – perché per molti pazienti al dramma del COVID-19 si aggiunge quello di una patologia cronica preesistente, e le due condizioni si potenziano a vicenda. Se finora tutta l’attenzione si è focalizzata sull’interruzione della catena di contagio per contenere la pandemia, anche alla luce dei mesi che abbiamo davanti dobbiamo sforzarci per garantire alle persone con diabete e, in generale a tutte quelle con una patologia cronica, un’assistenza rigorosa ed efficace. E la telemedicina, utilizzata in corsa nella prima ondata della pandemia, sicuramente sopravviverà a questi mesi e ci consentirà di ridisegnare l’assistenza per i pazienti cronici, già in crisi prima del COVID-19”. “L’impiego della telemedicina nella assistenza alla persona con diabete – aggiunge il professor Francesco Giorgino, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia – dovrà da ora in poi far parte dello standard di cura del diabete attraverso strumenti digitali sempre più versatili e affidabili, anche per garantire la protezione dei dati personali. È anche auspicabile che medici e gli infermieri impegnati nella cura delle persone con diabete acquisiscano sempre più familiarità con la telemedicina, così da venire incontro alle esigenze anche di specifiche categorie di pazienti, come le donne affette da diabete in gravidanza e coloro che fanno uso di dispositivi avanzati (microinfusori di insulina, sensori della glicemia e sistemi integrati)”.

“L’infermiere è da sempre una figura centrale nella gestione delle persone con diabete, ma bisogna pure ammettere che non sempre questa centralità è stata riconosciuta e rammentata – dice Graziano Di Cianni, Vice Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) – L’emergenza Covid19 si è fatta carico di ammonirci in modo inequivocabile, e oggi l’infermiere merita di essere celebrato, in occasione della Giornata Mondiale, anche per i compiti che sta svolgendo a pandemia in corso. Tutte le strategie di assistenza da remoto hanno sancito la crescita della quantità e della qualità delle mansioni affidate agli infermieri, e questa evoluzione professionale non può essere considerata una parentesi – aperta e chiusa dalla pandemia – ma la tappa di un percorso. Percorso del quale devono prendere coscienza anche le persone con diabete, che avranno sempre di più, nell’infermiere, una figura di riferimento per la gestione quotidiana della malattia”.

Infermieri contro il diabete

Il ruolo degli infermieri è fondamentale nel fare diagnosi precoce di diabete, soprattutto nel bambino, nel fare training e fornire supporto psicologico al paziente, nell’individuare i fattori di rischio che consentono di prevenire il diabete di tipo 2. Governi e università devono investire di più in formazione e training degli infermieri specializzati in diabet, ed un primo e fondamentale passo in questa direzione è certamente la valorizzazione dell’expertise oggi presente. “Uno degli ambiti in cui l’Infermiere fa davvero la differenza per il paziente – ricorda la dottoressa Carolina Larocca, presidente nazionale OSDI (Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani) – è quello diabetologico dove il processo educazionale rappresenta il punto focale nella gestione della malattia. Grazie all’educazione terapeutica, l’Infermiere trasferisce alla persona con diabete/caregiver le competenze e abilità utili a comprendere e monitorare la malattia, gestire le complicanze acute e prevenire/rallentare lo sviluppo delle complicanze croniche e quindi insegna la corretta modalità di rilevazione del dato glicemico, la corretta modalità di esecuzione della terapia iniettiva, il riconoscimento della sintomatologia della ipoglicemia e la sua gestione, la cura del piede per la prevenzione delle lesioni, le modalità per un corretto stile di vita, l’utilizzo di nuove terapie e di nuove tecnologie e modalità per rapportarsi con innovazioni organizzative (televisita, teleconsulto).Un efficace intervento educazionale non si improvvisa: richiede tempo, energie, risorse, conoscenze, competenze e sviluppo di abilità relazionali ed educazionali specifiche, pensiamo ad esempio alla peculiarità dell’ambito diabetologico della gravidanza e a quello pediatrico dove l’infermiere deve ‘educare’ l’intero nucleo familiare”.

“Il ruolo dell’infermiere nella gestione della persona con diabete è quello di un professionista che ha un posto di rilievo nel team di cura, in quanto è l’operatore che accoglie il paziente, lo ascolta facendogli superare dubbi e perplessità, aiutandolo ad accettare la propria patologia cronica rendendolo più aderente al piano terapeutico – dice Tommaso Novo, Presidente dell’Associazione Nazionale Infermieri Endocrinologia e Diabetologia (ANIED) –Per poter essere all’altezza di svolgere questo ruolo – continua – il professionista deve essere ovviamente ben formato. Con l’arrivo della pandemia, l’infermiere – e con lui tutto il team diabetologico –si è dovuto attrezzare per essere in grado di assistere a distanza i pazienti tramite telefono, e-mail e qualsiasi altro strumento disponibile. Questo sistema di visite a distanza può rischiare di spersonalizzare il rapporto creatosi tra infermiere e paziente, e per questo è cruciale investire tempo e risorse nella formazione ed educazione del personale al fine di trasferire competenze specifiche, di ordine tecnico ma anche relazionale”.

Le persone con diabete, soprattutto all’indomani della diagnosi di questa articolata e ingombrante malattia, hanno bisogno di essere supportate e l’infermiere del team diabetologico gioca un ruolo fondamentale da questo punto di vista. “Per questo – afferma il professor Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), un infermiere del team non può essere considerato un’unità da spostare liberamente da una divisione all’altra all’interno di un ospedale o di un distretto perché il suo ruolo è perfettamente integrato con quello del team diabetologico, fondamentale per il suo corretto funzionamento e per poter offrire al paziente tutte le risposte di cui ha bisogno”. Insomma, un infermiere che ha sviluppato delle expertise particolari nel campo del diabete può realmente fare la differenza per il paziente.

COVID-19 e persone con diabete 

“Quest’anno il tema oggetto della celebrazione delle Giornata Mondiale del Diabete è un tema che ci sta molto a cuore. La centralità della figura dell’infermiere all’interno del team diabetologico è un elemento assodato, ma quest’anno, alla luce della pandemia che ci ha travolti, assume una valenza ancor più significativa. L’infermiere rappresenta per il soggetto diabetico una figura di riferimento e indubbiamente gioca un ruolo nevralgico anche in termini di aderenza alla terapia- spiega Stefano Nervo, presidente di Diabete Italia– L’emergenza Coronavirus ha stravolto le modalità di gestione della patologia diabetica, in termini di contatti con i pazienti. Per questo ora è fondamentale intervenire preventivamente così da scongiurare che si ripeta quello che è accaduto a marzo. L’obiettivo è di integrare quanto più possibile le figure professionali all’interno del team, per una gestione multidisciplinare del paziente e di promuovere il ricorso ai teleconsulti e alle televisite, per tenere sempre ben saldo il contatto con il paziente. Ricordiamo che c’è ancora oltre 1 milione di persone con diabete che non sa di averlo, per cui il monito è sempre quello di fare prevenzione. Anche a pandemia in corso”.

“Non è un caso che la Giornata Mondiale del Diabete di quest’anno sia stata dedicata al personale infermieristico, una parte integrante del personale sanitario che lavora spesso nell’ombra ma che da sempre sostiene e consente il corretto funzionamento dei centri di diabetologia – commenta Emilio A. Benini, presidente dell’Associazione Italiana Diabetici FAND – Il loro supporto nella gestione quotidiana dei centri di diabetologia è fondamentale: per comprendere l’importanza del loro lavoro e del loro prezioso contributo dovremmo provare ad immaginare cosa accadrebbe se non fossero parte integrante del team: i centri di diabetologia non esisterebbero. La pandemia Covid-19 – prosegue – ha impattato significativamente anche sulle loro attività, aggiungendone altre mansioni al loro già elevato carico di lavoro abituale: riprogrammare gli appuntamenti dove è possibile, gestire le scadenze – come la patente -, contattare le persone con diabete per fissare appuntamenti per il teleconsulto e tanto altro”.

La lettera ad AIFA per chiedere la proroga e l’abolizione dei piani terapeutici relativi ai farmaci anti-diabete

Vista la preoccupante emergenza sanitaria in corso, in occasione della Giornata mondiale le principali associazioni scientifiche e professionali della Diabetologia hanno anche indirizzato una lettera ufficiale alle Istituzioni italiane, chiedendo che siano definitivamente aboliti i Piani Terapeutici per la prescrizione in regime di rimborsabilità dei farmaci contro il diabete, e che sia estesa ai medici di Medicina generale la facoltà di prescrivere anche i farmaci anti-diabetici di ultima generazione.

Ufficio stampa AMD Ufficio stampa SID

Telemedicina e diabete del bambino e dell’adolescente. Inaugurato a Verona un servizio con un team di specialisti consultabile da tutta Italia.

Inaugurato il primo servizio in Italia di telemedicina interamente dedicato ai bambini e adolescenti con diabete e alle loro famiglie.

Il servizio di telemedicina, realizzato grazie a Regione Veneto, Università di Verona e Azienda Ospedaliera Universitaria integrata e Associazioni di famiglie di bambini e ragazzi con diabete, ha sede nel Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica all’interno dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona.

 “L’obiettivo – spiega Claudio Maffeis, direttore del Centro Regionale e professore del dipartimento di Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno infantili dell’ateneo – “è offrire attività di educazione terapeutica all’autogestione della malattia e supporto nutrizionale e psicologico, a tutte le famiglie impegnate quotidianamente nel difficile compito di gestire il diabete.”

“L’aspetto innovativo – aggiunge Alberto Sabbion, coordinatore del servizio di telemedicina – è dato dalla possibilità offerta all’utente di fruire a distanza della consulenza di un team multidisciplinare dedicato a questa attività, costituito da pediatra, dietista, psicologo e infermiere specializzati nel diabete in età pediatrica”.

“Questa iniziativa costituisce un ottimo esempio di innovazione volta a rispondere ai bisogni dei piccoli pazienti e delle loro famiglie – rileva Pier Francesco Nocini, Rettore dell’Università di Verona – a prova dell’ottimo rapporto di collaborazione e integrazione tra Università e Azienda Ospedaliera”.

“Grazie a quanto stabilito da una recente delibera della Regione Veneto, che ha sostenuto questo progetto” aggiunge Francesco Cobello, Commissario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, “i genitori potranno prenotare con impegnativa del proprio medico ed effettuare a distanza una televisita o prendere parte ad incontri di formazione di gruppo in videoconferenza”.

La televisita non ha lo scopo di sostituire la visita in presenza ma di integrarla favorendo così il percorso di cura e l’aderenza alla terapia, riducendo le difficoltà legate alla distanza e ai tempi di spostamento delle famiglie, così importante soprattutto in questa situazione di pandemia Covid-19.

I bambini affetti da diabete in Italia sono circa 20.000, 1500 in Veneto. A Verona vengono seguiti ogni anno circa 600 bambini e adolescenti e il loro numero è in lento ma costante aumento. I motivi di questo aumento, segnalato anche in altri paesi, non sono noti.

“Oltre al servizio indirizzato alle famiglie” affermano i rappresentanti delle Associazioni dei pazienti “la telemedicina può favorire un miglior inserimento nel contesto sociale del bambino e adolescente con diabete, attraverso attività formativa rivolta agli operatori della scuola e delle società sportive e a tutti gli educatori ai quali sono affidati”. 

Sempre nell’ottica di sostenere ed essere vicini ai pazienti e alle loro famiglie, da venerdì è online anche il nuovo sito web del Centro Regionale per la Diabetologia Pediatrica, www.diapedverona.it, dove si possono trovare tutte le informazioni sulle attività svolte dal suo team e le relative indicazioni sulle modalità di prenotazione, con particolare riferimento a quelle svolte in telemedicina.

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