La conta dei carboidrati. Dott.ssa Daniela Bruttomesso.

Introduzione

Il calcolo dei carboidrati è un metodo di pianificazione del pasto che consente al paziente maggiore flessibilità e autonomia nella gestione della dieta. Esso si basa  sulla conta della quantità totale dei carboidrati consumati ai pasti o con gli spuntini.

Come approccio nutrizionale sembra essere quello più appropriato nella terapia insulinica con  microinfusore o con multiple iniezioni giornaliere perché, una volta aggiustata la dose di insulina basale, i pazienti possono aggiustare la dose di insulina preprandiale sulla base del contenuto in carboidrati dei pasti

I soggetti in terapia insulinica, che ricevono una dose fissa di insulina ai pasti, dovrebbero invece cercare di mantenere costante l’apporto giornaliero di carboidrati.

Perché contare i carboidrati

Il motivo principale è che dei tre nutrienti presenti nell’alimentazione (carboidrati, proteine, lipidi), i carboidrati  rappresentano il nutriente  che contribuisce maggiormente all’innalzarsi della glicemia postprandiale, risultando così il fattore maggiormente responsabile del fabbisogno insulinico associato ai pasti.

Il secondo motivo è che eguali quantità di carboidrati, indipendentemente dal fatto che siano a rapido o a lento assorbimento, aumentano la glicemia approssimativamente nello stesso modo (1 grammo di carboidrati aumenta la glicemia di circa 3-5 mg/dl) Ne consegue  che è la quantità piuttosto che la qualità dei carboidrati a determinare il fabbisogno insulinico preprandiale.

Come si apprende il calcolo dei carboidrati

Per apprendere la conta dei carboidrati, il paziente deve imparare a:

1. riconoscere i macronutrienti della dieta e il loro effetto sulla glicemia,

2. identificare gli alimenti che contengono carboidrati;

3. imparare quanti carboidrati sono contenuti nei vari alimenti;

4. stimare accuratamente le porzioni di cibo.

1) Identificare i macronutrienti della dieta…

I nutrienti si suddividono in tre categorie, ovvero carboidrati, lipidi o grassi, e proteine. Esiste una quarta categoria costituita dall’alcool, che però non è un nutriente vero e proprio ma fa parte della cultura alimentare dell’uomo da millenni.

…e definire  il loro effetto sulla glicemia

I carboidrati hanno un’influenza immediata sulla glicemia: cominciano ad innalzarla entro 15 minuti dall’inizio del pasto e anche se l’entità dell’aumento e la velocità con cui avviene differiscono da pasto a pasto,  la quasi totalità (90-100%) dei carboidrati che assumiamo si trasformano in glucosio entro 2 ore dal pasto.

Anche grassi e proteine si trasformano in glucosio ma solo in piccola parte e in tempi più lunghi. Grassi e proteine non hanno quindi un’influenza immediata sulla glicemia per cui influenzano molto poco il fabbisogno insulinico. Se assunte in eccesso, possono influenzare la glicemia molte ore dopo il pasto, favorire la comparsa di obesità, disturbi cardiaci , l’ipertensione

2. Identificare gli alimenti che contengono carboidrati

Comunemente si crede che gli unici cibi che contengono carboidrati siano cereali, pasta e pane e non si realizza che anche legumi, tuberi, frutta , latte, bevande commerciali e alimenti impanati contengono carboidrati. Inoltre si deve  considerare che i termini carboidrati, amidi, glucidi, zuccheri sono di fondo sinonimi per indicare sostanze che una volta ingerite e digerite si trasformano in glucosio. Le fibre non essendo digeribili, devono essere escluse dalla conta dei carboidrati.

I carboidrati sono contenuti nei Cereali e derivati , nei legumi , nelle verdure, nella frutta, nel latte e latticini , nei dolci , nelle bevande , in alcuni dolcificanti.

3. Imparare quanti carboidrati sono contenuti negli alimenti

Per sapere qual è l’esatto contenuto in carboidrati di un dato alimento si può ricorrere alle tabelle di composizione degli alimenti, dove sono riportati i grammi di carboidrati per 100 grammi di prodotto.

Il contenuto esatto in carboidrati di un alimento può essere identificato anche attraverso la  lettura delle etichette  presenti sulle confezioni dei vari alimenti. L’etichetta contiene tutte le informazioni circa il valore nutrizionale di un alimento.  Il paziente dovrà prestare attenzione soprattutto alla dimensione della porzione e ai grammi di carboidrati in essa contenuti.

Stimare accuratamente le porzioni

Punto cruciale nella conta dei carboidrati è la stima della razione. Se questa non è corretta, neanche il calcolo dei carboidrati potrà essere corretto.

Per stimare i grammi di carboidrati nelle porzioni abitualmente consumate, diventa quindi indispensabile ricorrere, almeno inizialmente alla bilancia (una bilancia adatta a questo scopo misura fino a 2 – 3 kg, con incrementi di 1 – 2 gr) o a misuratori per liquido.

Poiché non è possibile usare sempre la bilancia,  gradualmente si potrà imparare a stimare la propria porzione ricorrendo a unità di misure casalinghe come tazze, mestoli, cucchiai, bicchieri. Anche se esistono delle misure standard (vedi tabella) ogni paziente deve misurare la reale capienza dei propri utensili. Il paziente potrà infine esercitare l’occhio a identificare il peso della porzione “a vista”… E’ sempre bene imparare a stimare i grammi di carboidrati degli alimenti di uso più frequente per arrivare poi a quelli più complessi.

E’ importante avere regolarità e perseveranza nell’esercitazione. Occorrono molte settimane prima di divenire sufficientemente abili. L’esercitazione domiciliare aiuterà a stimare le proprie porzioni anche in situazioni non abituali come quando ci si trova al ristorante, in pizzeria, a casa di amici , ai fast-food. E’ importante che in questa fase il paziente impari a seguire un’alimentazione che , pur mantenendo fisso l’apporto di carboidrati al singolo pasto, sia varia.

Altri fattori da considerare

Oltre a contare la quantità dei carboidrati assunti, è molto importante che il paziente diabetico prenda in considerazione anche altri fattori che influenzano il metabolismo degli stessi carboidrati, quali per esempio i grassi, le fibre, le proteine, l’indice glicemico degli alimenti.

L’assunzione eccessiva di grassi e fibre ritarda l’assorbimento dei carboidrati e quindi il loro effetto sulla glicemia postprandiale. Inoltre, pasti ricchi in grassi inducono insulinoresistenza nelle 8-16 ore successive al pasto.

L’assunzione di proteine in quantità maggiore alla quota raccomandata (10-20%) può aumentare la glicemia a distanza di molte ore dal pasto.

Un altro fattore che influenza la glicemia postprandiale è l’indice glicemico.

Indice glicemico

L’indice glicemico di un alimento è un numero che indica l’effetto di quell’alimento sulla glicemia. Più esattamente il numero esprime quanto rapidamente quell’alimento aumenterà la glicemia rispetto all’azione del glucosio, che è considerato il carboidrato ad assorbimento più rapido, o del pane bianco.

Dato il valore 100 al glucosio o al pane bianco, agli alimenti viene assegnato un numero da 1 a 100: più alto è il numero, più rapidamente l’alimento è digerito e assorbito e più rapidamente agisce sulla glicemia.

L’indice glicemico tiene conto solo del tipo di carboidrati, non della quantità, quindi, dal punto di vista pratico, l’indice glicemico non influenza l’entità del dose di insulina preprandiale..

L’indice glicemico non è preciso. Può differire da un individuo all’altro e nello stesso individuo in base alla quantità di grassi o proteine del pasto, alla quantità e tipo di fibre, alla rapidità e alla sequenza con cui gli alimenti vengono assunti, al fatto che i carboidrati vengano assunti crudi o cotti, la zona geografica di produzione, il tempo di raccolta (frutto acerbo o maturo) etc. Con l’esperienza e l’automonitoraggio glicemico  è possibile per il singolo paziente imparare a conoscere la propria risposta glicemica  a specifici cibi contenenti carboidrati; imparare cioè a conoscere il proprio indice glicemico. Si potrà imparare che piccole porzioni di certi cibi, come la pizza, producono una risposta glicemica maggiore di quanto aspettato. Se si desidera usare questi cibi e mantenere il controllo glicemico, si deve imparare ad aggiustare le dimensioni delle porzioni, l’attività fisica o la terapia stessa. L’indice glicemico non sostituisce la conta dei carboidrati, piuttosto può aiutare a raggiungere un miglior controllo glicemico .

Applicare il conteggio dei carboidrati

Quando una persona con diabete ha imparato a riconoscere gli alimenti che contengono carboidrati, sa stimarne il contenuto nelle singole porzioni ed è in grado di mantenere costante il loro rapporto nel singolo pasto, è pronto per imparare ad usare il rapporto insulina/carboidrati.

Tale rapporto esprime la quantità di carboidrati che il proprio corpo è capace di metabolizzare per ogni unità di insulina somministrata e quindi permetterà al paziente di aggiustare la dose di insulina preprandiale in base ai carboidrati che intende assumere.

Nella maggior parte dei pazienti il rapporto insulina/carboidrati è pari a una UI di insulina ogni 10-15 gr di carboidrati. Tale rapporto, però, può variare in base al peso corporeo, alla sensibilità insulinica, all’attività fisica, alla presenza di malattie concomitanti o di complicanze.

E’ bene quindi che il rapporto insulina/carboidrati sia determinato dal curante per ogni singolo paziente. I metodi per determinarlo sono molti. Qualunque sia il sistema utilizzato per determinarlo , una volta iniziato ad utilizzarlo, si dovranno apportare , in base ai valori di controllo metabolico, gli eventuali aggiustamenti che si rendono necessari

Vantaggi dell’uso della conta di carboidrati

La conta dei carboidrati consente al paziente di mantenere un buon controllo glicemico pur adeguando nello stesso tempo la dieta alle sue abitudini di vita. Permette anche di rispettare il bilancio fame/sazietà, a volte alterato da un’alimentazione che richiede tutti i giorni le stesse quantità. Forse è per questo che il metodo è ben accettato da quasi tutti i pazienti diabetici di tipo 1 cui viene proposto.. Il successo del metodo richiede peraltro un grosso impegno iniziale ai pazienti che viene però ricompensato da una maggiore flessibilità nelle scelte alimentari  e dalla soddisfazione di essere in grado di gestire autonomamente la propria alimentazione nel rispetto dell’equilibrio glicemico.

Impegno del paziente

Il paziente che decide di imparare la conta dei carboidrati deve accettare di fare parecchie glicemie durante la giornata (prima e dopo i pasti, a metà mattina, metà pomeriggio, alle 3 di notte) , tenere un diario (glicemia + quantità e qualità di quello che si mangia), l’ora del pasto, unità di insulina rapida somministrata (la basale solitamente resta invariata nelle dosi). Questo documento permetterà al dietista o diabetologo curante di capire se e dove il paziente sbaglia, se sono errate le dosi di insulina, ai pasti o se manca insulina basale,  se il paziente mangia male o in modo disordinato. Ma permetterà soprattutto di capire quanti grammi di carboidrati vengono metabolizzati con 1 unità di insulina.

ESERCITAZIONE:

SUDDIVISIONE DEGLI ALIMENTI IN BASE AL LORO CONTENUTO IN NUTRIENTI

La suddivisione corretta  è la seguente:

Alimenti   ricchi in carboidrati  a basso Indice Glicemico valore  < 70

Pasta, pasta integrale, riso integrale, riso basmati , farro  integrale, orzo, avena, pane integrale , pane di segale , fagioli, piselli , pomodori, zucchine, fagiolini, cavolfiori, carote crude,  arance, fragole, mele.

 Alimenti ricchi in carboidrati e ad alto Indice Glicemico:  valore  > 70

Gnocchi, riso brillato, cous-cous, cornflakes, riso soffiato, cracker , fette biscottate, grissini, mais in scatola, pan carré, pane bianco, polenta, popcorn, barbabietola, carote bollite , patate, zucca, ananas, banana, cocomero, melone, uva, castagne, pesche sciroppate, succo di frutta, succo fresco di arancia, succo fresco di pompelmo, biscotti secchi, marmellata, miele, zucchero bianco o di canna o integrale.

Alimenti ricchi in grassi

Grassi animali:

Burro, panna, mozzarella, emmenthal, grana e formaggi in genere, uova, hamburger, prosciutto cotto e crudo, wurstel e  salsiccia, salame e altri salumi o insaccati grassi

Grassi vegetali:

Olive,  Olio  e.v.oliva  o semi*noci  ( o altra frutta secca oleosa  come mandorle, nocciole, pinoli, pistacchi), Arachidi*, margarina* , maionese*

NOTA :

Gli alimenti contrassegnati dall’asterisco  possono contenere :

  •  grassi  saturi o idrogenati (trans)
  •  grassi  sottoposti a trattamenti con alte temperature
  •   olii vegetali composti da un’alta percentuale di grassi saturi (es. olio di palma, olio di cocco, ecc.)

Vanno quindi utilizzati con moderazione inserendoli in un programma alimentare variato, a basso tenore in grassi saturi e ricco in fibre (verdura, legumi, frutta e cereali integrali)

Alimenti ricchi in proteine

Proteine animali:

Palombo,  pollo,  hamburger, costata di manzo,  wurstel e salsiccia,  prosciutto cotto e crudo,  salame e altri insaccati o affettati,  carne in scatola,  grana,  emmenthal, mozzarella e tutti gli altri tipi di formaggio,  uova

Proteine vegetali:

Fagioli, piselli e tutti gli altri legumi ( ceci, lenticchie, fave, soia ecc..), noci o pistacchi o altra frutta oleosa secca ( mandorle, nocciole, pinoli)

Alimenti contenenti carboidrati  e ricchi anche di proteine e grassi

Latte  intero e yogurt al naturale o alla frutta,  Cannelloni e tortellini (paste ripiene in genere), pizza, patatine in sacchetto e patatine fritte o al forno,  bastoncini di pesce (e alimenti impanati), biscotti tipo frollini, Biscotti integrali, biscotti tipo Wafer o farciti o ricoperti al cioccolato, brioche (e merendine in genere), crostata di frutta, torta margherita e prodotti di pasticceria in genere, gelato , cioccolato al latte o fondente, crema di nocciola e cacao

NOTA :

 Tutti questi alimenti contengono grassi prevalentemente dannosi all’organismo come :

  • Grassi  saturi, idrogenati (trans) o sottoposti a trattamenti con alte temperature
  • Grassi  vegetali ricchi in grassi saturi (olio di palma, olio di cocco, ecc.)

Vanno quindi utilizzati con moderazione inserendoli in un programma alimentare variato, a basso tenore in grassi saturi e ricco in fibre (verdura, legumi, frutta e cereali integrali)

Alimenti ricchi in antiossidanti

Vino rosso, caffè,  cacao, tè verde,

Frutta e verdura:

– di colore rosso (ricchi in licopene e antocianine) esempio:  prugne, mirtilli, lamponi, ciliegie, fragole, cocomeri,  uva rossa, mele rosse, peperoni rossi, pomodori, ravanelli .

– di colore arancio (ricchi in carotenoidi e flavonoidi) esempio :  albicocche, arance, mango, papaia,  peperoni  arancioni, carote, zucche.

– di colore giallo-verde chiaro (ricchi in polifenoli e composti solforati) esempio :  mele gialle, avocado, banane, kiwi, pere, ananas, uva,  peperoni gialli, cavolfiore, cipolle, zucchine, sedano.

– di colore verde scuro (ricchi in clorofilla, magnesio, carotenoidi, luteina, polifenoli) esempio:  cavoli di bruxelles, spinaci, asparagi, peperoni verdi, broccoli, cetrioli, lattuga verde, carciofi, fagiolini, porri, verza.

– di colore viola (ricchi in antocianine e polifenoli) esempio : more, uva nera, susine, pere rosse, barbabietola, cavolo rosso, melanzane, cipolla rossa o viola.

Dott.ssa Daniela Bruttomesso

DIABETE: «TRAIAMO DAL COVID-19 I GIUSTI INSEGNAMENTI PER ADEGUARE IL SISTEMA DI CURA E ASSISTENZA IN ITALIA»

Il 13 luglio, tredicesima edizione dell’Italian Barometer Diabetes Forum. Scienziati, politici, amministratori e società civile si incontrano virtualmente, grazie a Ibdo Foundation e Intergruppo Parlamentare “Obesità e Diabete”, per ripensare l’assistenza alle persone con diabete in Italia, alla luce della “lezione Covid-19”

L’inerzia terapeutica, intesa come mancata o ritardata intensificazione della cura in presenza di insoddisfacente controllo metabolico, è un problema rilevante nel diabete: solo 1 malato su 2 presenta valori di emoglobina glicata inferiori al 7 per cento; anche chi è in terapia insulinica presenta frequentemente valori superiori a 8 e ben 1 su 4 supera il 9 per cento. Il quadro rischia di aggravarsi causa la riduzione di visite specialistiche ed esami di controllo per l’emergenza Covid-19.

Roma, 6 luglio 2020 – Se le persone con diabete sono state tra le maggiori vittime del virus Sars-Cov-2, proprio l’emergenza sanitaria Covid-19 rischia di avere gravi ripercussioni sulla cura della malattia diabetica, sul suo controllo e sull’insorgenza di complicanze a medio e lungo termine. Sarà l’analisi di questo fenomeno, insieme alla valutazione di possibili nuove forme di gestione clinica che migliorino e rafforzino l’assistenza alle persone con diabete in Italia, garantendo accesso equo e adeguato alle cure, il tema al centro dell’annuale Italian Barometer Diabetes Forum, giunto alla tredicesima edizione e che si svolgerà il 13 luglio in forma virtuale.
L’evento, un momento di incontro tra politici, amministratori, società scientifiche e associazioni di cittadinanza e di pazienti, per confrontarsi sugli argomenti di attualità che ruotano ogni anno intorno al diabete, è organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation e dall’Intergruppo Parlamentare “Obesità e Diabete”, nell’ambito dei progetti Changing Diabetes e Defeat Diebates e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk.
Avrà come titolo quest’anno ”Diabetes & Inertia: The Covid-19 Lesson” e sarà introdotto dagli interventi di Andrew Boulton, Presidente International Diabetes Federation e Stefano Del Prato, Presidente EASD-European Association for the Study of Diabetes, che valuteranno gli aspetti clinici del nuovo e difficile equilibrio tra malattie infettive diffusive e malattie croniche non trasmissibili come il diabete, e di Walter Ricciardi, Presidente WGPHA-World Federation of Public Health Association,  che rivaluterà le diverse sfide che il sistema sanitario ha dovuto affrontare nei lunghi giorni dell’emergenza. «Questa tredicesima edizione, infatti, cade in un anno drammaticamente segnato da una grave pandemia ed emergenza sanitaria globale, e vuole proprio mettere al centro le persone con diabete, tra le più colpite e vulnerabili in questa sfida clinica, sociale, economica e politico-sanitaria che sta affrontando il nostro Paese, e approfondire il ruolo dell’inerzia clinica correlata alla pandemia, ma non solo, e che riguarda la quotidianità di oltre 4 milioni di italiani», spiega Renato Lauro, Presidente di IBDO Foundation.

Secondo i più recenti dati dell’Istituto superiore di sanità (ISS), i decessi per coronavirus in Italia hanno riguardato per il 30 per cento (28,8 per cento le donne e 30,8 per cento gli uomini) persone con diabete di tipo 2, la seconda patologia preesistente maggiormente riscontrata tra chi ha perso la vita a causa del virus. «A ciò deve aggiungersi che, proprio a causa della pandemia, negli ultimi mesi su tutto il territorio nazionale si è verificata una riduzione delle visite specialistiche, delle attività assistenziali ambulatoriali di routine, degli esami di controllo. Tutto questo rappresenta un problema importante per le persone con diabete, per le quali il monitoraggio periodico è fondamentale per la gestione della malattia e l’adozione della terapia più appropriata. Queste interruzioni dei servizi di assistenza sanitaria di base potrebbero essere causa di sospensioni più o meno prolungate delle terapie, con conseguenze negative sul controllo della malattia e sul rischio di insorgenza di complicazioni, rendendo così le persone con diabete maggiormente vulnerabili anche alle conseguenze indirette del Covid-19», dice Simona Frontoni, Presidente Comitato Scientifico IBDO Foundation e Professore Associato di Endocrinologia, Università di Roma Tor Vergata.

L’inerzia terapeutica, intesa come mancato inizio o ritardata intensificazione di una terapia in presenza di un insoddisfacente controllo metabolico, è già di per sé un problema rilevante nel controllo del diabete, reso ancora più grave, per queste ragioni, dall’emergenza Covid-19. «Nonostante la disponibilità di un ampio spettro di opzioni terapeutiche efficaci e la dimostrazione dell’importanza di un adeguato controllo metabolico per prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze del diabete di tipo 2, una percentuale elevata di pazienti non raggiunge i target terapeutici desiderati. I dati degli Annali AMD documentano come, pur di fronte ad un miglioramento nel tempo degli indicatori di qualità della cura, solo un paziente su due presenti un valore di emoglobina glicata (HbA1c) inferiore al 7 per cento, come raccomandato dalle linee guida esistenti, mentre uno su cinque mostra un controllo metabolico francamente inadeguato, superiore a 8. Valori medi di HbA1c superiori a 8 e, in un caso su quattro addirittura al 9 per cento, si riscontrato persino in persone in trattamento con insulina», ricorda Paolo di Bartolo, Presidente AMD-Associazione medici diabetologi. «Inoltre, gli Annali evidenziano la presenza di inerzia terapeutica in molteplici dimensioni della cura della persona con diabete: pazienti trattati con terapia insulinica che persistono in stato di non ottimale compenso glicemico, soggetti con valori alterati di pressione arteriosa e lipidi che non ricevono proposte appropriate terapeutiche ed infine pazienti con malattia renale o cardiovascolare non ancora trattati con le terapie che hanno chiaramente dimostrato un’importante efficacia nella protezione da queste complicanze correlate al diabete», aggiunge.

Diversi studi hanno dimostrato che l’inerzia terapeutica è associata a esiti microvascolari e macrovascolari peggiori e quindi a più complicanze: cardiovascolari, renali, circolatorie, rischio di cecità, dialisi o amputazioni, per chi soffre di diabete. «Le evidenze scientifiche mostrano che una precoce ed efficace gestione del controllo glicemico riduce le complicanze; pertanto, è fondamentale superare l’inerzia terapeutica, per il raggiungimento dei valori desiderati di emoglobina glicata e per migliorare i risultati a più lungo termine. L’inerzia terapeutica può essere superata attraverso sinergie tra Istituzioni sanitarie, società scientifiche, associazioni pazienti, medici e persone con il diabete, promuovendo a tutti i livelli la consapevolezza che si tratta di un fenomeno ad alto rischio, che influisce negativamente sulla cura del paziente e che aumenta i costi diretti e indiretti della malattia. Ciò è vero nella normalità, ma è ancora più vero oggi, in una fase che ci sta portando fuori dall’emergenza, ma che rende necessario assolutamente ripensare anche il nostro modo di gestire la salute e di migliorare e razionalizzare l’assistenza alla persona con diabete per il futuro», ammonisce Francesco Purrello, Presidente SID-Società italiana di diabetologia.

Già nelle scorse settimane, a tutela della persona con diabete e, in particolare nella fase di emergenza Covid-19, della persona con diabete quale “paziente fortemente vulnerabile e fragile”, i rappresentanti di società scientifiche, fondazioni, associazioni pazienti, coordinamenti associativi e professionali, impegnati nel campo della tutela della salute, della prevenzione e della cura delle persone con diabete e dei loro familiari hanno indirizzato, per il tramite dell’Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete”, una lettera aperta alle Istituzioni per evidenziare l’urgenza di adeguati e rapidi interventi. «L’obiettivo di quel documento era porre all’attenzione del Governo, del Parlamento e di tutte le Istituzioni politiche e sanitarie il rischio reale che, come i numeri purtroppo ci confermano, le persone con diabete corrono in questa emergenza sanitaria non ancora conclusasi e sottolineare come fosse, e lo sia ancora, prioritario mettere in atto, nell’immediato, azioni che garantiscano assistenza e cure più adeguate alle persone con diabete mellito», dice Roberto Pella, Co-Presidente Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete”. «Partendo dalle proposte contenute nella lettera, volte a una riorganizzazione dell’assistenza nella fase post-emergenza COVID-19 con un nuovo approccio a favore delle persone con diabete, che preveda il potenziamento dell’integrazione tra ospedale e cure primarie e specialistiche, il ricorso a strumenti e procedure di telemedicina e teleconsulto, l’integrazione tra l’informatizzazione istituzionale dei sistemi sanitari regionali e di quella clinica diabetologica e della medicina generale, l’accesso omogeneo su tutto il territorio nazionale ai trattamenti innovativi, alle tecnologie per la somministrazione della terapia insulinica con sistemi di infusione continua, al monitoraggio continuo del glucosio, auspichiamo che il dibattito e il confronto che scaturiranno dalla prossima edizione dell’Ibdo Forum convergano verso una presa d’atto che un cambiamento di rotta è necessario. L’emergenza Covid-19 ha profondamente inciso sulle nostre vite e abitudini consolidate, traiamo da quanto successo in questi quattro mesi uno spunto per ripartire, non semplicemente da dove ci siamo fermati all’inizio di marzo 2020, ma con nuovi obiettivi e una visione diversa anche della sanità e dell’approccio alla malattia diabetica», conclude Pella.

«Defeat diabetes, sconfiggere il diabete, è il nuovo obiettivo che Novo Nordisk si è posta, con una strategia d’impresa e di responsabilità sociale destinata a incidere fortemente sull’innovazione farmacologica, per il beneficio di medici e malati, sull’accesso alle cure, soprattutto per i pazienti più fragili e vulnerabili e sulla prevenzione, per arrestare la crescita del diabete nel mondo. Durante l’emergenza sanitaria abbiamo fatto la nostra parte, a fianco dei sistemi sanitari impegnati in ogni paese contro Covid-19 e adesso con il nostro sostegno continuo a Ibdo Foundation e al suo Ibdo Forum annuale vogliamo contribuire a favorire il confronto tra tutte le parti interessate affinché i milioni di persone che vivono con il diabete possano godere della migliore assistenza possibile», dichiara Drago Vuina, General manager & Corporate vice president di Novo Nordisk Italia.

Ufficio stampa: HealthCom Consulting